Condannato e colpevole o assolto? Un giorno come un altro. Precisamente venerdì 25 luglio 2014. Il giorno è assolto, poveraccio. Sisley che utilizza simboli nazisti “per pubblicità” dei saldi in piazza San Babila è condannato (trovate la foto sul Corriere on line). Colpevole l’idea di mettere dossi anti velocità per le biciclette sulla stradina dell’alzaia della Martesana. “Condannato” chi rifiuta l’idea di una tregua nella guerra tra israeliani e palestinesi. Assolto il Papa che mangia in mensa con i dipendenti del Vaticano. Qualunque notizia data dai quotidiani ci induce a pensare: buona notizia o cattiva notizia? Assolti o colpevoli e condannati? Bianchi o neri? Così, in questo immenso mare di notizie buone o cattive, la coscienza può assolvere o condannare. Per poi dimenticarsi – il giorno dopo, o due, al massimo – ciò che (o colui il quale) ha assolto o condannato. Oggi fa bene assolvere il dentista che cura i bambini disagiati a Grosseto e la moglie di Schumacher che ha venduto l’aereo provato per 20 milioni di Euro. >
Distende i nervi condannare con tutte le proprie forze mentali quei bracconieri di Bologna che immortalavano le tragiche imprese con dei “selfie”. Allunga la vita costatare – e assolvere – l’unico giorno con il bollino nero (del traffico) per l’estate 2014 perché ci fa pensare: mal comune mezzo gaudio, dato che anche noi sceglieremo delle vacanze cortissime. Condannata la marca di super telefoni che ha aumentato il prezzo in conseguenza della “tassa” sul diritto d’autore. Assolta (?) la CNN che sostiene che le isole italiane più belle sono le ex colonie penali. Condannato quell’articolo che ci mette di fronte all’ipotesi che tutti i dinosauri fossero piumati. Condannati coloro i quali hanno provato a vendere il “falso” manoscritto leopardiano in un asta per 150 mila Euro…
Tra assolto e condannato, spesso, c’è solo una piuma leggera quasi come l’aria. E’ fatta, a volte, di aggettivi e rapide sintesi giornalistiche. Necessarie quanto l’acqua che beviamo, non c’è dubbio. Ma poi, dopo esserci dissetati con la dose quotidiana di colpevoli e innocenti – di rapide condanne e frettolose assoluzioni – sentiamo di conoscere davvero meglio il mondo?
E’ solo una domanda.
Francesco Tadini